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Anna Calvi – Anna Calvi

Senza musica, la vita sarebbe un errore“, cosi recitava Friedrich Nietzsche. Poche battute della cantautrice italo-inglese Anna Calvi, sono sufficienti per darne ragione. Sfacciatamente talentuosa, si presenta al suo debutto con una ricercatezza stilistica e una personalità scenica da sbaragliare la concorrenza. Il disco, non a caso uscito per l’etichetta Domino, capace di arrivare sul luogo del delitto sempre prima degli altri (vedi Arctic Monkeys), è  puro noir rock, con venature retrò dal sapore drammatico e teatrale. Il mentore del tutto è Rob Ellis che si accompagna nella produzione e ci mette dentro tutti i suoi amori presenti e passati da Pj Harvey a Marianne Faithfull fino Marlene Kuntz di “Senza Peso“. Citare una canzone piuttosto che un altra è davvero un compito ingrato, non ci sono surplus o iniezioni non necessarie alla finalità. “No More Words” ci immerge d’incanto in un tempo sospeso, una voce che è quasi un sussurro, un’implorazione che vuota gli spazi, solo alla chitarra, con il suo incedere cadenzato, è dato il compito di ancorarci al terreno. Con “Desire” i toni si accendono, l’attacco è un déjà vu della poetessa del rock Patti Smith, crudo, diretto e potente. In  “First We Kiss” c’è pathos, bellezza, ed emozione , le tonalità vocali passano dal caldo al freddo nel giro di pochi istanti, il finale affidato gli archi serve per sublimare la danza. Arriviamo a “The Devil“, sentitissima, appassionata invocazione, dove gli arpeggi alla della chitarra vanno a contorcersi con le parti vocali, come solo Jeff Buckley avrebbe potuto. “Black out” è un brano new wave, tagliente, in stile Interpol, non vi lasciate ingannare dal suo tranquillo ondeggiare nelle battute iniziali, perché il finale, ancora una volta sarà quello di un mare in tempesta. “Suzanne And I” insieme a “I’ll Be Your Man” ci dicono che i terreni da esplorare non sono terminati,  espressioni dal gusto cinematografico dove anche i silenzi diventano suoni e i colori assumono tinte polverose e sbiadite. Disco dell’anno 2011, azzardato pronunciare queste parole cosi anticipatamente, forse più azzardato non farlo.

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