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Categoria: pop

Palace – Life After

” Speranza e positività: vedere la luce alla fine di un lungo tunnel. Si tratta di attraversare momenti difficili e uscire dall’altra parte ” questa la dichiarazione con cui il songwritten Leo Wyndham presenta il secondo lavoro dei londinesi Palace. Musica per anime smarrite, malinconiche ma pronte a risollevarsi, Life After è sia un album sulla perdita sia un album che racconta su come andare avanti. ” Sto scrivendo questa canzone, per aiutarti a respirare di nuovo ” si recita nella title track iniziale, un intimo inno alla resilienza.   Dopo il fortunato esordio dell’ep “Lost In the Night” del 2014 ed il successivo album “So Long Forever” del 2016,

Tallies – Tallies (Fear Of Missing Out)

Sogno ad occhi aperti, caledoscopio di suoni ed immagini, questa la migliore nota introduttiva per riassumere l’esordio dei canadesi Tallies. L’amore per il sound tipicamente inglese di fine anni 80, impadronisce ogni singola traccia di questo lavoro, dream pop raffinato e curato con influenze shoegaze, ethereal wave e momenti surf pop a farne da cornice. Un piccolo gioiello, dove ogni cosa è ordinatamente al suo posto, come non abbandonarsi allo sfondo atmosferico di “Trains And Snow” oppure alle meravigliose chitarre di “Midnight” e alla rassicurante leggerezza di “Have You”. 

Old Sea Brigade – Ode To A Friend

La prima stella a brillare in questo 2019 arriva dal Tennessee, precisamente da Nashville dove il polistrumentista Ben Cramer, meglio conosciuto con il curioso nome di Old Sea Brigade, aveva già iniziato a far parlare di se, con la riuscitissima “Love Brought Weight“, contenuta nell’omonimo ep del 2016, capace di superare i 25 milioni di streaming. Questo folgorante debutto, accompagnato dalla sapiente guida del produttore Jeremy Griffith, raccoglie tutta la migliore tradizione nu-folk americana resa più che mai attuale dal preciso incastro del piano, dei synth, dei suoni elettronici e ambient che vanno a disegnare e completare un quadro che rimane volutamente minimal.

Opshop – Until The End Of Time

Stavolta la bussola si indirizza verso la Nuova Zelanda e più precisamnte ad  Auckland, dove si formano artisitcamente gli Opshop. Dopo una gavetta in patria di quasi sette anni, dove hanno raggiunto il triplo disco di platino grazie al precendente “Second Hand Planet“, gli Opshop sono pronti al grande salto. L’album “Until The End Of Time” è prodotto da Greg Haver, collaboratore in  passato di band come i Manic Street Preachers e Super Farry Animals, un tipo capace di regalare il proprio marchio di fabbrica a chiunque lo incontri lungo la propria strada, e gli Opshop non fanno eccezzione. “Pins and Needles“, prima della lista e singolo apridanze, è una ricetta ben condita di

Girls – Broken Dreams Club

Mettetevi comodi, chiudete gli occhi e fate un bel respiro, perchè nei prossimi 30 minuti, (tanto è la durata di questo Broken Dreams Club), rimarrete senza fiato. Il duo californiano dei Girls formato dagli eclettici Chet “JR” White e da Christopher Owens, cantante ed autore di tutte le canzoni, dopo appena un anno dall’ album di esordio ha deciso di tornare sulla scena, con un ep di appena sei traccie dagli effetti disarmanti. Dietro un’ apparente semplicità , dietro i paragoni da cui è impossibile smarcarsi vedi le assonanze ai Belle and Sebastian, a Jens Lekman e al Costello più ispirato, si scopre una capacità artistica e una maturità compositiva di assoluto livello. I temi affrontati dal songwritter Owens sono tutti incentrati sul “cuore”, 

Hurts – Happiness

Se in passato avete contratto il virus denominato “new-wave”, state alla larga da questo “Happiness“, potrebbe generare pericolose ricadute. L’esordio del duo di Manchester composto da Adam Anderson (chitarre e synth) e Theo Hutchcraft (voce) è quanto di più “ottanta” sia uscito da questo 2010. Dietro questo ambizioso progetto in realtà ci sono due navigati personaggi come Mark Stent ( già con Madonna e Kaiser Chief ) e Richard Stannard produttore, per Kylie Minogue, capaci di cucire un “groove” adatto tanto ai cultori del sofisticare, quanto agli amanti delle sonorità spiccatamente mainstream. La scena si apre con il pesante depeche-mood di “Silver Lining