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Categoria: elettronica

Breton – Other People’s Problems

« Automatismo psichico puro, al di fuori di ogni preoccupazione estetica e morale. » un progetto artistico , quello dei surrealisti londinesi Breton,  che nasce da lontano, tre ep già pubblicati e  una intensa produzione di video e cortometraggi che sono valsi le nomination al London Short Film Festival e all’East London Film Festival. Con il debutto di  “Other People’s Problems” arriva l’approdo alla prestigiosa  etichetta Fat Cat già degli Animale Collective e dei Sìgur Ròs e proprio negli Sundlaugin Studiosa, di proprietà dei Sìgur Ròs,  avviene la registrazione dell’album intessuto di contaminazioni urbane che spaziano dalla dance-punk, all’hip hop fino alle sonorità Portishead di  Bristol e alla nu-new-wave, in una sorta di immateriale manifesto

Kasabian – Velociraptor

Velocità, ritmo e una buona dose di aggressività ecco a voi  “Velociraptor”, con queste parole  è lo stesso chitarrista della band Serge Pizzorno a presentare al meglio il nuovo album targato Kasabian. Idee chiare, talento e tanta sfrontatezza hanno portato i Kasabian ad approdare verso l’album della “grande svolta”; il quartetto britannico reinventa il suo “groove” mescolando l’anima  rock ed electro che da sempre gli appartiene con influenze tipiche dello stile psichedelico proprio degli anni 70. Un sound virulento dal contagio immediato che alza il sipario con  le sonorità cine-spy-retrò in stile The Last Shadow Puppets di  “Let’s  Rool Like We Used To” per proseguire con il primo singolo dell’album

Albanopumpkins – Mellon Collie and the Infinite Power

Forse una pazzia, ma è sempre da una pazzia che nascono le grandi idee. Stavolta l’idea è quella che non ti aspetti, scomodare dei mostri sacri come gli Smashing Pumpkins e andare a riprendere dopo 15 anni il monumetale “Mellon Collie and the Infinite Sadness“. Gli artefici di tutto questo rispondono al nome degli  Albanopower che, capitanati da Lorenzo Urciullo –  noto come Colapesce – hanno deciso di dare impronta ad un rivisitazione dell’album facendosi accompagnare in questa avventura da un numeroso gruppo di artisti provenienti da tutta la penisola. Le 28 tracce, suddivise con precisione nelle due originali metà “Dawn To Dusk” e “Twilight To Starlight

Hurts – Happiness

Se in passato avete contratto il virus denominato “new-wave”, state alla larga da questo “Happiness“, potrebbe generare pericolose ricadute. L’esordio del duo di Manchester composto da Adam Anderson (chitarre e synth) e Theo Hutchcraft (voce) è quanto di più “ottanta” sia uscito da questo 2010. Dietro questo ambizioso progetto in realtà ci sono due navigati personaggi come Mark Stent ( già con Madonna e Kaiser Chief ) e Richard Stannard produttore, per Kylie Minogue, capaci di cucire un “groove” adatto tanto ai cultori del sofisticare, quanto agli amanti delle sonorità spiccatamente mainstream. La scena si apre con il pesante depeche-mood di “Silver Lining

Bloc Party – Intimacy

Intimacy” una novità ancor prima di raggiungere i musicstore. Sull’onda emotiva aperta dai pionieri Radiohead anche i Bloc Party decidono di lanciare la loro ultima creazione sul web. Cosi il 21 agosto scorso , compare nel sito uffciale della band, la versione digitale scaricabile a 5 sterline; che precede quella definitiva in uscita il 27 ottobre. Per voce dello stesso Kele Okereke, leader del gruppo, questa versione più economica potrà differire da quella che fisicamente si accomoderà sugli scaffali. Trovata commerciale discutibile ma dal sicuro effetto pubblicitario. L’album che ritrova alla produzione, i protagonisti delle scorse edizioni

Bloc Party – A Weekend In The City

“A Weekend In The City”, ovvero essere al posto sbagliato nel momento sbagliato, l’album è totalmennte influenzato dagli eventi accaduti a Londra il 7 luglio 2005, sentimenti di insicurezza e paura per una dilagante forma di violenza che sembra inarrestabile. Il quadro dipinto dai Block Party al loro secondo appuntamento, dopo lo scoppiettante esordio di Silent Alarm, è incentrato su tinte fosche e su paesaggi pervasi da una diabolica malignità. Già nella suontuosa apertura dell’opera con “Song For Clay (Disappear Here)”, si usano paragoni sferzanti nella loro gelida freddezza “Cocaine won’t save you because East London is a vampire”, si prosegue “Hunting For Witches” in cui si rievocano gli spiriti