Per la serie “la teoria del luoghi geografici”. Se un disco così fosse uscito nel Regno Unito avrebbe gia’ monopolizzato magazine specializzati, tipo NME, saremo qui a parlare dell’ennesimo fenomeno del britipop in stile James Blunt. Trattasi invece di un “perfetto sconosciuto” pianista e compositore, tale Roel Van Velzen talento di Delft (Olanda), che con il suo debut album si accredita a divenire la vera rivelazione di questa primavera. Che le intensioni siano piu’ che serie lo si intuisce già dalla copertina, lo troviamo intento nel trascinarsi un pianoforte mezzo fracassato, fracassato va aggiunto per il vigore e l’energia con cui è stato suonato. Voce potente che non esita ad esplodere ogni qualvolta se ne presenti l’occasione, il pianoforte come fedele compagno di viaggio durante tutte le dodici tracce del percorso. Rock di prima generazione pulito e semplice, nessuna contaminazione elettronica e tanta carica emotiva, troppo difficile resistere alla tentazione di paragonarlo al Bryan Adams dei tempi di “Reckless“. “Baby Get Higher” è ritmata e vivace una versione alla Keane senza “zuccheri aggiunti”, di seguito il singolo “Burn” tutto un duettarsi di piano e voce, nessuna sbavatura per l’intera durata dei tre minuti e diciannove secondi, sviluppati per essere prossima hit radio. “I’ll Stand Tall” e “Deep” sanno diventare pop dance al momento giusto spacchettando il prodotto da ogni tentativo di prematura etichettatura. Talentuosismi sonori al limite della sfrontatezza nella conclusione con “One Angry Dwarf”, una sorta di “rockabilly take away”, perchè volendo mr. Van Velzen è anche questo. Nessun dubbio, il ragazzo fara’ strada.
blog di buona musica